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Quali aspetti considerare per fidelizzare un cliente?

Curiosità
09/05/14

Giusto qualche tempo fa, vi avevamo parlato dell’importanza dell’igiene all’interno di un locale. Lo ricordate? 

La cura degli ambienti e l’attenzione nell’avere una divisa sempre pulita (e in ordine) sono molto spesso gli elementi giusti per vincere la concorrenza ed aumentare i profitti. Giusti sì, ma non gli unici!
Prendiamo una città a caso: Milano. Nella città meneghina ci sono circa 4 mila ristoranti ma mediamente, la gente frequenta più o meno 3-4 locali (al massimo 5) ripetutamente.

La domanda quindi sorge spontanea: cosa fa tornare i clienti negli stessi locali?
Eccovi i 5 aspetti da considerare.

Neofobia vs Neofilia.
Entriamo subito nel difficile campo delle contraddizioni umane. Per sua natura l’uomo teme le cose nuove ma le ama allo stesso tempo. Per questo l’equilibrio tra queste forze crea un mix composto da diverse emozioni: rassicuranti certezze e tenue eccitazione. Cosa fare dunque?
Il nostro consiglio è quello di cambiare spesso il menù senza perdere di vista i piatti simbolo del locale. Idem per le bevande: una carta dei vini che si arricchisce di “new entry” dove però la bottiglia preferita dal cliente abituale è sempre disponibile!  






L’accoglienza.
Che sia passato un mese o semplicemente una settimana, è sempre bello essere accolti con frasi tipo: “Dalla sua ultima volta abbiamo in menù questo nuovo piatto. Le andrebbe di provarlo?”.
Questo perché, tornare nello stesso posto ha anche degli aspetti positivi. Si instaura un rapporto di fiducia con il locale generando di conseguenza anche alcuni privilegi: il miglior tavolo oppure consigli sul menù in base ai propri gusti.
L’accoglienza è però un’arma a doppio taglio quindi: attenzione! Il calore deve sempre andare di pari passo con la discrezione, quindi: mai precisare le circostanze della visita precedente!

Il nostro consiglio è dunque evitare frasi del tipo : “Dall’ultima volta abbiamo un nuovo piatto nel menù. Il signore è con lei? Accidenti, somiglia terribilmente alla persona con cui era martedì scorso!”.  






Il rapporto qualità-prezzo.
Il conto ha sempre il giusto peso all’interno del menù e una cifra troppo alta rischia di scaturire (anche) una cattiva digestione tra i commensali. L’errore comune che tutti fanno è però quello di considerare il prezzo nel suo valore assoluto e non rapportalo alla qualità dei prodotti offerti ai clienti.
Grave errore! 
Esempio: è possibile anche pagare una pizza margherita 8€ (o più), ma in pochi storceranno il naso se conterrà i migliori ingredienti, la giusta cottura e verrà accompagnata da un servizio impeccabile.  






Il comfort.
Un termine che racchiude a sé diversi aspetti: la bellezza degli arredi, il tovagliato, ma anche la comodità delle sedie, il tipo di illuminazione, la disponibilità del parcheggio e anche il servizio ai tavoli.
Il comfort non si esaurisce solo durante il pasto ma continua anche nel dopo. A cosa ci riferiamo? Semplice, alla digestione!  

Un felice e salutare dopo pasto accompagnato (perfino) da un senso di leggerezza è una premessa indispensabile per far tornare con regolarità un cliente nel vostro locale. Fidatevi ;-). 






Dare il massimo e delle volte anche di più.
Uno dei peggiori errori che può fare un titolare è adagiarsi e fare lo stretto necessario. Magari i clienti usciranno senza lamentale ma anche senza gioia e soprattutto motivazione nel ritornare.
Il buon ristoratore deve dare sempre qualcosa in più ai propri clienti: un assaggio offerto oppure spiegare con cura come nasce un piatto sono piccoli aspetti ma delle volte fondamentali.  






In fondo sono solo 5 consigli ma la qualità del servizio è fatta soprattutto di dettagli. Non trovate?

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