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Perché un grande chef non potrà mai diventare un grande pasticciere (e viceversa)
Sarà perché hanno la stessa divisa (salvo alcune piccole eccezioni), sarà perché fanno parte della stessa brigata, ma sono in molti a confondere il ruolo dello chef da quello del pasticciere.
Certo, in molte piccole realtà le figure spesso coincidono ma nelle strutture più articolate i due ruoli sono ben delineati. Una distanza non solo caratterizzata dai diversi ambienti da lavoro ma anche caratteriale. Perché molto spesso preparare un buon dolce implica avere delle qualità che vanno ben oltre il seguire scrupolosamente i passaggi di una ricetta.
Per questo oggi descriveremo questi 2 profili tentando di capire quanto questi mondi siano così distanti. Perché non ci sono ingredienti segreti né preparazioni elaborate, si diventa chef o pasticcieri dal modo in cui si affronta la vita.
IL PASTICCIERE
Avete presente l’amico ritardatario, quello che arriva (sempre) agli appuntamenti mezz’ora dopo? Be’ dimenticatelo perché questo non rientra assolutamente nella visione del pasticciere.
Sarà perché hanno ormai la testa piena di zuccheri, i pasticcieri hanno una visione del mondo molto simile a un banchiere svizzero (non solo per il cioccolato). Tutto dev’essere misurato, pesato e cronometrato alla perfezione per avere uno scopo. Non solo in pasticceria ma nella vita.
Per questo portano l’orologio (ormai una rarità visto il proliferare di smartphone e gadget elettronici) ed hanno sempre la maglia stirata di sana pianta nei rari casi in cui sono fuori dal proprio laboratorio. Discorso analogo per il proprio armadio: tutto in ordine cromatico.
L’ordine regna quindi sovrano nella vita del pasticciere così come nella sua giornata professionale. Tra creme, essenze e pan di Spagna, i pasticcieri sono sempre attenti a dosare qualunque cosa. La panna, lo zucchero, la farina. Perché 50 gr in più (o in meno) di un ingrediente sono sufficienti per mettere a repentaglio la buona riuscita di una ricetta.
Riassunto in 3 parole: una vita misurata!! :-)
LO CHEF
Qui il discorso si fa diametralmente opposto perché chef si nasce, non si diventa. Per questo la sua vita è basata su un semplice principio di cucina: il QB. Quanto basta per il sale, quanto basta per il pepe ma anche quanto basta per il sonno.
La sua è infatti una vita molto più sregolata rispetto a quella del pasticciere, per alcuni versi diametralmente opposta. Perché il pasticciere è mattiniero, lo chef è un notturno. Nessuno quindi si sconvolge se alla fine del servizio lo chef lascia la divisa nell’armadietto per darsi alla vita notturna con gli altri compagni di brigata.
Lo chef è quindi il vero artista della cucina. A dimostrare questa teoria non ci siamo solo noi ma anche i suoi tatuaggi sparsi sul corpo. Non è un caso che già in passato ve ne abbiamo parlato e la nostra lista non comprendeva pasticcieri!!!
Essere chef non è dunque solo un lavoro ma uno stile di vita. Per questo nella sua cucina non ci sono (quasi) mai ingredienti da pesare. È tutta una questione di occhio, intuito e ispirazione. Con una sigla? QB :-)
Poi ovvio, la vita è un po’ come la cucina: rosola qualunque cosa. Per questo vi troverete (o magari vi siete già trovati) davanti a uno chef molto preciso oppure a un pasticciere pieno zeppo di tatuaggi.
Fa niente. Raccontateci la vostra esperienza nei commenti.