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La storia del cappello da cuoco
Dopo le 4 regole d’oro per una giacca da cuoco perfetta, oggi parliamo di un altro simbolo della cucina: il cappello da cuoco. Ovvio, raccontare la sua storia non sarà facile ma abbiamo pensato anche a questo. Per l’occasione ci siamo fatti prestare la macchina del tempo da un nostro amico e siamo pronti a partire. Destinazione: Europa, 19° secolo. Siete pronti?
Il cappello da cuoco, detto anche toque blanche, ha un’antichissima tradizione. Lo sapevate? Pare infatti sia stato introdotto per la prima volta dal celebre chef e scrittore Marie-Antoine Carême. Sì proprio lui. Uno degli esponenti più importanti della haute cuisine nonché chef de cuisine per Giorgio IV e Alessandro I.
Eccovi una chicca. Sapevate che il termine toque blanche non era gradito dai cuochi dell’epoca? Questo perché, ai tempi, toque era un nome generico che indicava i cappelli dei professori universitari e dei giudici. Risultato? Ci volle del tempo prima che i cuochi “digerissero” questo affronto alla categoria :-).
La storia del cappello da chef ha inizio nel 1823 presso la corte di Giogio IV d’Inghilterra ma, caso strano, parte dal basso. Lo chef Carême infatti disegnò la toque bianca in cotone ispirandosi al cappello indossato da un suo inserviente nelle cucine di Carlton House.
Dobbiamo quindi a Carême (o forse al suo garzone) la diffusione in tutto il mondo della toque blanche come la conosciamo oggi: rigida e alta, solitamente gonfia e con pieghe. Sono però due i motivi che spinsero lo chef ad adottare il cappello bianco nella propria brigata: motivi igienici e allo stesso tempo dare autorità e prestigio alla categoria.
La domanda ora sorge spontanea: cosa indossavano i cuochi prima della toque blanche? Semplice, i cappelli variavano da nazione a nazione. Gli inglesi ne adottavano uno in stile scozzese, gli spagnoli un berretto di lana bianca simile a quello dei toreri mentre i tedeschi uno simile a un copricapo militare.
Curiose sono invece le voci in merito al modo in cui indossare la toque, tanto da rispecchiare il carattere dello chef. Sapevate che chi lo porta leggermente gonfio e pendente all’indietro è quasi sempre un uomo autoritario? No? Dicono invece che chi porti il cappello inclinato sull’orecchio sia uno spaccone mentre chi lo porta calcato sulla fronte è considerato un pensatore!!
Eccovi un’altra curiosità legata al cappello da chef. La leggenda narra che nel 16° secolo alcuni cuochi si rifugiarono in un monastero ortodosso in Grecia travestendosi da monaci per sfuggire alle persecuzioni. Risultato? Indossarono una tunica nera senza rinunciare al loro cappello.
Nel corso degli anni anche il cappello da cuoco ha subito variazioni grazie alla moda. Per questo noi di Isacco offriamo sia i classici cappelli da cuoco in 100% cotone (bianchi oppure colorati), modelli Elite 35% cotone e 65 poliestere e cappelli in carta (disponibili alti oppure bassi) in confezioni da 10 pezzi.
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