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Hungry Planet: cosa mangia il mondo?
Molto spesso ci siamo trovati a parlare di progetti fotografici un po’ particolari, di mondi fantastici ricreati attraverso il cibo ed una buona dose di creatività. Ricordate Foodscapes di Carl Warner? E Food Maps di Henry Hargreaves?
Il cibo però, non può solo essere utilizzato per ricostruire mondi fatati ma anche per descrivere storie. Storie di gente normale, con i suoi sogni, i suoi sorrisi ma anche i suoi problemi. Per questo oggi vi parleremo di Hungry Planet: il reportage fotografico di Peter Menzel e Faith D’Aluisio.
Lo conoscete?
I due hanno intrapreso un fantastico giro intorno al mondo per documentare le abitudini alimentari tra i diversi Paesi analizzando la spesa settimanale ed il suo costo. In tutto 30 famiglie, documentate attraverso un viaggio lungo 24 nazioni. Vediamo nel dettaglio com’è andata.
Partiamo subito dalla Germania. Qui la famiglia Sturm di Amburgo raffigurata da Peter Menzel e Faith D’Aluisio dimostra subito i suoi gusti attraverso un’alimentazione ipercalorica. Non solo insalate e gamberetti, ma anche verdure al burro, formaggi, riso dolce con cannella e zucchero e gli immancabili wurstel!
In Giappone invece, la famiglia Ukita di Kodaira ha gusti completamente diversi dagli Sturm. Con una spesa settimanale di 37.000 yen (pari a 251 euro), gli Ukita dimostrano di non gradire particolarmente i wurstel tedeschi preferendo il pesce. Piatti preferiti? Sashimi, frutta, torte e le immancabili patatine fritte.
In Ciad invece, la spesa della famiglia Aboubakar dimostra appieno le difficoltà di Breidjing: campo costruito dalle Nazioni Unite nel 2004 per ospitare i profughi sudanesi del Darfur. La spesa settimanale ammonta a circa 1 euro, risentendo quindi delle forti difficoltà della zona. Il piatto preferito dagli Aboubakar? Zuppa con carne fresca di pecora.
In Messico invece, la famiglia Casales di Cuernavaca dimostra di avere una spesa molto tradizionale con un occhio ai prodotti d’importazione. Con un totale di 150 euro a settimana, i Casales non rinunciano a pollo, frutta e verdura locali scegliendo inoltre prodotti frutto della globalizzazione come pizza, pasta e Coca-Cola.
La raccolta completa di foto sarà esposta al Nobel Peace Center di Oslo. Obiettivo? Aumentare la consapevolezza di come gli ambienti e le differenti culture influenzino i costi ma soprattutto le calorie di una cena.
Serve quindi ogni tanto riflettere. Perché dietro ogni piatto preparato, non bisogna mai dimenticare il rispetto per le materie prime riducendo il più possibile gli sprechi. Sia a casa che nei ristoranti.
È questo il primo passo per una cucina più rispettosa. Sia della Terra che dei suoi abitanti.