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Donne chef, la cucina al femminile
Oggi partiamo da una grande verità. Già, perché a dispetto della tradizione casalinga italiana, il mondo della gastronomia è spesso declinato al maschile. Come nasce questo fenomeno?
Secondo alcuni, sarebbe una cattiva propensione femminile a imporsi mentre per altri il problema sarebbe la difficoltà di conciliare il lavoro con la famiglia. Ma sono davvero così poche le donne nelle cucine professionali? Scopriamolo insieme.
DA CASALINGHE A GRANDI CHEF
In Italia, dove la tradizione culinaria è sempre stata oggetto di vanto nazionale, i grandi e blasonati ristoranti sembrano essere capitanati da uomini. Osservando per bene il fenomeno, si nota però che non sono poi così poche le donne all’interno di importanti brigate di cucina. Per questo la differenza si riscontra nei ristoranti e nei grandi alberghi, soprattutto nei ruoli di executive chef.
Esistono però eccezioni alla regola. Non è infatti un caso che ben 47 su 110 chef stellate in tutto il mondo siano italiane. Parla da solo l’esempio della veterana Nadia Santini, tre stelle Michelin dal 1996.
DONNE STELLATE
Le nuove chef stellate italiane sono brave, giovani, acclamate e grandi professioniste. Certo, ammettono che non sia facile lavorare in una brigata ma non ci stanno ad essere trattate diversamente dai colleghi. Per questo negano che ci siano differenze di stile dettate dal genere e vogliono essere giudicate solo per quello che fanno sul campo. Antonia Klugmann ha detto: “Per essere creativi bisogna essere liberi, e come in tutti i settori ci vuole tempo. Da poco ci siamo affacciate in un settore in cui i maschi sono molti di più, è una questione di numeri. Ma sono fiduciosa, perché credo che la cucina sia meritocratica: per rimanere in brigata devi essere bravo”. Insomma, entusiasmo da vendere!
Possiamo dunque affermare che, anche se le donne hanno iniziato a ricoprire da poco ruoli importanti nella ristorazione, si sono già distinte per bravura e tenacia. Largo quindi alle quote rose, anche in cucina.